Tutti conoscono il film diretto da Walter Hill del 1979 “The Warriors”, uscito in Italia col titolo “I guerrieri della notte”. La storia ci racconta le vicissitudini di una gang giovanile (appunto i Warriors) che, accusata ingiustamente di un omicidio, deve lottare per una notte intera con le altre gang di New York per tornare a Coney Island (Brooklyn).
Interpretato da Michael Beck, James Remar e Maria Conchita Alonso fu un successo al botteghino e ha contribuito a rendere popolare il genere dei film di gang. La pellicola ha ricevuto pareri contrastanti dalla critica, subendo l’accusa di comunicare “violenza gratuita” dietro una flebile analisi sociologica. Tuttavia è innegabile come nel mondo e anche in Italia sia diventato col tempo un film di culto: basta vedere il numero di visualizzazioni su You Tube, e la familiarità con il gergo da strada presente nel film che ha generato numerose citazioni: “Guerrieri giochiamo a fare la guerra?”.
In Usa è stato anche selezionato per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti per essere “culturalmente, storicamente o esteticamente significativo”. Nel 2005 “The Warriors” è diventato un gioco di successo per Xbox e PlayStation 2.
Pochi sanno che il film è stato tratto dal romanzo di Sol Yurik, pubblicato nel 1965 negli Stati Uniti e tradotto in Italia da Sperling & Kupfer nel 1979, cavalcando la notorietà della trasposizione cinematografica.
Sol Yurick era nato nel Bronx, figlio di attivisti comunisti, nel 1925 ed è morto sempre a New York per un tumore nel 2013. Cresciuto negli anni della Depressione in un contesto di povertà che riguardava la sua famiglia e il quartiere che lo circondava, nel corso degli anni, anche in seguito alla sua esperienza come impiegato nel “New York City Department of Welfare”, è andato perdendo la sua fiducia nella politica come fattore di cambiamento del mondo.
Yurick ha conseguito una laurea in inglese presso la New York University e un master in letteratura inglese presso il Brooklyn College. Nella sua vita ha pubblicato numerosi altri romanzi, tutti incentrati sulla difficile vita nelle metropoli, sulle disparità sociali e sulla violenza che ne deriva, soprattutto fra i giovani. Yurick definiva “The Warriors” non il suo migliore romanzo: la sua preferenza andava a “Fertig”, storia cruda e sconvolgente, scritta prima del 1965, ma pubblicata solo dopo il successo dei “Guerrieri”.
Il suo stile è stato sempre realistico e immediato, calcato sulla spigolosità della vita nei quartieri disagiati, a cominciare dal linguaggio riprodotto in maniera fedele nei dialoghi. Tuttavia nelle sue opere è sempre presente un alone di surrealismo, di epicità ancestrale.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso Yurick, per “I Guerrieri della notte” si ispirò all’”Anabasi” del soldato-scrittore Senofonte, l’opera storica che racconta la spedizione di diecimila soldati greci in Persia.
I mercenari vengono ingaggiati dal re persiano Ciro il Giovane per aiutarlo a detronizzare suo fratello Artaserse II. I greci si distinsero in battaglia, ma nella stessa Ciro perì, facendo perdere il senso a tutta la missione. Il loro viaggio di ritorno attraverso l’Iran e l’Asia Minore, pieno di agguati e peripezie, è un’avventura epica e drammatica.
Il tema del viaggio di ritorno fu trasferito da Yurick in una New York multietnica e metropolitana, e Walter Hill aggiunse un’atmosfera psichedelica e dark.
Il tema di fondo è quello del coraggio e della disperazione del soldato perso oltre i confini nemici.
E forse a Sol Yurick il tutto stava a cuore come metafora di un confine che non riesce a dare sicurezza anche quando lo si è riattraversato, in quanto è un confine non geografico ma sociale: in una delle scene finali i Guerrieri sopravvissuti girano per le vie di Coney Island con la famosa “Ruota” sullo sfondo, ed uno di loro afferma: “Guarda che posto di merda… e abbiamo combattuto tutta la notte per tornarci”.